Ma speciale a chi?
di Martina Scrivo
Quanto è complicato districarsi nel mondo della scuola tra piani didattici, burocrazia, bisogni emotivi e tanto altro? Sicuramente molto; lo è per gli insegnanti e lo è per i genitori, soprattutto per quei genitori che sentono definire i bisogni educativi dei propri bambini come “speciali”. Eh già, perché scolasticamente parlando non tutti i bisogni educativi sono speciali, ma questa è prerogativa esclusiva di alcuni bambini, ma di chi stiamo parlando?
Forse di quel bimbo a cui piace tanto leggere... leggere sì, ma le parole e che quando vede più di un numero sulle pagine a quadrettoni già inizia a sentire quel leggero mal di pancia, oppure di quei bambini che hanno un diverso modo di apprendere: chi troppo veloce, chi troppo lento.
Sì perché non solo bisogna apprendere ciò che ci viene proposto ma bisogna farlo con i giusti tempi, non si può di certo essere troppo lenti perché “qui ci sono delle scadenze da rispettare e non possiamo mica restare ancora su questo argomento così semplice”. Però non si può neanche essere troppo veloci altrimenti si finisce troppo presto, non si sa più cosa fare e gli altri alunni si convinceranno di non riuscire a stare al giusto passo.
Ma quindi questi piccoli uomini e donne che iniziano a farsi spazio nel mondo, cosa dovrebbero fare? Avere tutti le stesse preferenze e gli stessi tempi in modo da non essere considerati poi così speciali? Non credo che questo sia l'intento di nessuno, né dei genitori che amano ogni minima particolarità dei loro piccoli né degli insegnanti che nella loro missione quotidiana guidano la loro ciurma di diversità, navigando nel mare della fantasia e della creatività, trasportati a volte, dal vento dell'imprevisto in un'avventura ogni volta diversa.
Che poi in questa immagine potrebbe esserci qualcosa di più bello? Le maestre forse risponderebbero “un po' più di tranquillità o di silenzio non guasterebbero” ma se non siamo in classe, di quelle giornate tempestose coglieremmo soltanto il fascino dell'infrangersi delle onde sulla prua del vascello, con la maestra sul ponte di comando, come degli spettatori in attesa sulla terraferma.
​
Restando con i piedi ben saldi, per noi che non siamo troppo abituati allo stravolgimento delle onde, ci chiediamo allora come si possa convivere con l'essere speciali, se questo è quasi sempre sinonimo di diversità, mentre nella maggior parte dei casi ciò che vogliono i nostri bimbi è solo essere uguali agli altri. Forse prima ancora delle strategie didattiche, delle tecniche e delle modalità educative, senza dubbio fondamentali, dovremmo far sì che ogni bambino si senta libero di muoversi nel suo spazio, col suo tempo e con le modalità a lui più congeniali, all'interno certamente di un contesto sicuro, strutturato e definito da regole chiare. Possiamo iniziare noi adulti, qualunque ruolo ci troviamo a ricoprire: mamme, papà, nonne, nonni, maestre e chi più ne ha più ne metta.
​
Iniziamo a non avere paura se un bambino non segue i ritmi degli altri, se trova una strada tutta sua, se arriva spesso “prima” oppure “dopo”, cerchiamo di non stabilire una posizione universale della lancetta sul “giusto” e “sbagliato” di tempi e modalità, cogliendo piuttosto l'importanza dell'individualità.
Ci diciamo che diverso è bello, è ricchezza, è imparare da ciò che è lontano da noi. Spesso sogniamo per i nostri viaggi luoghi lontani, affascinati da culture diverse, da sapori sconosciuti, da altri odori e altri volti... e allora trasmettiamola questa bellezza! Forse se noi adulti per primi riuscissimo a convincerci che la diversità non solo è positiva ma è davvero necessaria, apprezzeremmo i progressi concentrandoci maggiormente sulle potenzialità di ognuno, piccolo o grande che sia.
Facciamo in modo che i più piccoli siano curiosi dell'altro che, in quanto diverso, potrà insegnare qualcosa e diciamo loro che poi potranno fare altrettanto.
Insegniamo loro questo, ad andare oltre la “normalità” anche se forse in effetti sarebbe più corretto dire facciamoci guidare, impariamo noi: saranno sicuramente loro ad insegnarci tutto questo se glielo lasciamo fare.
​
#bes #bisognieducativispeciali #educarealladiversità