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Punizioni: sì o no?

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di Martina Scrivo

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Oggi parleremo di un tema molto dibattuto sia in campo psicologico che educativo e che avrà fatto spesso interrogare genitori e insegnanti: le "punizioni".

In particolare a partire dal XX secolo l'utilizzo della punizione come metodo educativo e correttivo è stato oggetto di controversie e diverse ricerche di carattere psicologico ne hanno evidenziato la

scarsa utilità e addirittura nocività in alcune circostanze.

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La punizione come risposta ad un comportamento scorretto potrebbe portare il soggetto a ripetere lo stesso comportamento e a reagire cercando la coalizione con altri, manifestando, inoltre, minore disponibilità all'ascolto e a modificare il proprio comportamento.

Stessa situazione si potrebbe verificare a livello scolastico con una punizione sotto forma di nota, qualora quest'ultima non fosse accompagnata da una giustificazione comprensibile dall'alunno.

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Non si può sempre sperare che questa venga condivisa, ma è fondamentale che siano spiegate in modo chiaro le motivazioni, in alcuni casi esemplificando un possibile comportamento alternativo corretto.

In qualunque ambito la punizione venga applicata, che sia a scuola dagli insegnanti o a casa dai genitori o da altre figure autorevoli nei confronti del bambino, il rischio maggiore in cui si può

incorrere è quello della “scalata simmetrica”.

Chi subisce la punizione potrebbe reagire con l'intenzione di punire a sua volta l'adulto attraverso varie modalità verbali o comportamentali, mettendosi così nella posizione di subire un'ulteriore punizione, a volte più forte, in un'escalation

affatto positiva.

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Nonostante questo però, di fronte a comportamenti problematici,

è importante intervenire ma tenendo ben a mente modalità definite e strategie precise che permettano all'adulto di agire su un

determinato comportamento scoraggiandone la reiterazione.

 

Un primo passo importante consiste nell'osservazione strutturata del comportamento, facendo attenzione a valutare:

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  •  La qualità del comportamento individuando in ogni azione la relazione causa-effetto ovvero cosa lo ha scatenato e cosa il bambino ha cercato di ottenere mettendolo in atto. Questo può essere fatto più facilmente soffermandoci sulle piccole azioni che spesso compongono un comportamento più ampio.

  • La quantità del comportamento, ovvero la sua frequenza, la durata e l'intensità. Per fare questo ci si possono porre delle semplici domande:

Quante volte viene messo in atto tale comportamento problematico? Qual è la sua durata?

Quanto il comportamento ha un'influenza sulla vita familiare

o scolastica?

Cercando di rispondere a queste domande sarà più facile avere uno sguardo più oggettivo nei confronti del problema e della situazione prima e dopo l'azione.

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Per compiere un'efficace osservazione sistematica uno strumento importante è la scheda di analisi funzionale, basata sul

modello ABC che ci aiuta a capire le motivazioni del comportamento e le situazioni che agiscono da rinforzo o da mantenimento dello stesso.

 

Per fare questo può essere utile compilare una scheda come quella proposta partendo dalla seconda colonna (B) quindi proprio dal comportamento problema, per passare poi alla prima colonna (A)

dove verrà analizzato tutto ciò che è accaduto prima di tale comportamento e infine nell'ultima colonna (C) verranno indicate le conseguenze dell'evento.

 

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L'analisi funzionale oltre a permetterci un'osservazione più accurata di quello che potrebbe semplicemente sembrare un comportamento problematico, permette un lavoro sui

tre piani d'intervento:

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  • Permette di lavorare sugli antecedenti, cercando di evitare le situazioni che si è notato possano creare tensione, anticipando le possibili richieste e limitando l'insorgenza di comportamenti problematici;

  • Lavorare sulle conseguenze, valutando l'effettiva efficacia delle punizioni messe in atto;

  • Possibilità di introdurre alternative pensando ad interventi diversi e valutandone l'efficacia attraverso l'analisi delle dirette conseguenze.

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La messa in atto dell'osservazione strutturata e l'utilizzo dello strumento presentato permetteranno un'altra importante riflessione che è quella sulla gravità di ogni singolo comportamento.

Spesso alcuni comportamenti considerati di lieve entità, sono messi in atto dai bambini per attirare l'attenzione dell'insegnante, del genitore o dei compagni. Se tali comportamenti vengono isolati,

quindi individuati singolarmente e costantemente ignorati, tale fine non viene raggiunto e si avvia l'estinzione dello stesso.

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Ignorare in maniera costante e ripetuta il comportamento non desiderato, può, in alcuni casi, innescare il processo di estinzione che avviene con un'iniziale aumento nella frequenza del comportamento ignorato, ma se l'atteggiamento dell'adulto rimane fermo e coerente nel suo scopo se ne verificherà una riduzione progressiva.

 

 

Bibliografia

Ordine degli Psicologi del Lazio (2016), Ebook per gli insegnanti, 4 strategie per gestire efficacemente le classi difficili

Antecedenti

(A)

PRECEDENTI DEL COMPORTAMENTO:

  • situazione

  • regole

  • comunicazioni

  • pensieri

Comportamento 

(B)

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  • comportamento osservato

Conseguenze

(C)

EVENTI CHE SI VERIFICANO SUCCESSIVAMENTE:

  • cambiamento nella situazione

  • "punizione"

  • reazione del bambino

 Giovane donna contemplando
Pronto per la scuola
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