Plusdotazione
di Martina Scrivo
La plusdotazione è un argomento di cui si parla ancora poco e non è molto il materiale che possiamo trovare a riguardo, nonostante il recente inserimento degli alunni gifted nell'elenco dei BES (come da nota 562 del 3 aprile 2019 emanata dal ministero dell'Istruzione).
Andiamo per prima cosa a vedere cosa si intende quando parliamo di plusdotazione.
L'iperdotazione cognitiva, o giftedness, è un insieme complesso di caratteristiche personali e comportamentali: un bambino gifted mostra un'abilità eccezionale o non comune rispetto ai pari, in un dato momento temporale e in determinate aree (Keating, 2009). Ciò significa che dai test di valutazione delle capacità cognitive, risulta un quoziente intellettivo superiore a quello considerato nella media in base all'età del soggetto.
Entrando brevemente nello specifico per dare un'idea di cosa si sta parlando, consideriamo che da tali test di valutazione i soggetti gifted ottengono un punteggio del QI maggiore o uguale a 120 (Gagnè, 1998; Ruf,2005, Wasserman, 2007). Con un punteggio da 120 a 129 si parla di alto potenziale cognitivo, dal 130 in poi si parla di plusdotazione.
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Il bambino gifted ha quindi delle capacità in determinate aree che lo portano a distinguersi dai suoi coetanei, ma queste competenze possono non mantenersi nel tempo e se non riconosciute, o non supportate possono pian piano perdersi. E' importante quindi che tali competenze vengano riconosciute per fornire al bambino o al ragazzo ciò di cui ha bisogno, ma anche “coltivate” affinché possa non perderle con la crescita.
La carriera scolastica dei bambini gifted non è sempre rosea come si potrebbe immaginare e può diventare davvero dura sia a livello prettamente didattico che emotivo.
L’alto potenziale cognitivo infatti non comporta solo eccellenti abilità, tali studenti hanno alte probabilità di sviluppare frustrazione, scarsa motivazione, bassa autostima, problemi emotivi, sociali e comportamentali (Luna, Reis 2004).
Al contrario di quanto si possa immaginare, non è raro che i bambini gifted non vadano bene a scuola e che mostrino comportamenti non sempre adeguati ai contesti. Possono annoiarsi molto facilmente in classe e tendere a distrarre i compagni rendendo difficile l'andamento delle lezioni. Possono inoltre impegnarsi solo in compiti ai quali sono interessati ed opporsi a eseguire attività che sanno già svolgere bene e che ritengono quindi inutili e noiose. Possono avere poi difficoltà nello stringere amicizie per la loro forte selettività e per la difficoltà nell'esprimere le emozioni o nel gestirle.
Questi comportamenti rendono l'individuazione dell'alunno gifted davvero ardua per l'insegnante, che potrebbe essere portata a concentrarsi sulle difficoltà piuttosto che sulle potenzialità.
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Andiamo a vedere quali sono quindi le caratteristiche che spesso si riscontrano in caso di plusdotazione e che possono aiutare gli insegnanti a riconoscerla:
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pensiero logico e creativo ben sviluppato
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buona capacità di risoluzione dei problemi in modo creativo e originale
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tempi di apprendimento rapidi
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forte interesse per alcuni argomenti sui quali hanno molte conoscenze
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difficoltà relazionale con i pari e preferenza a passare il tempo con gli adulti
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spesso disarmonia nello sviluppo, quindi si possono riscontrare grandi abilità intellettive ma immaturità relazionale o emotiva
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possono risultare goffi nelle attività sportive
Un'attenzione particolare a tali caratteristiche permette di vedere aldilà di alcuni comportamenti che possono essere considerati problematici e permette al tempo stesso all'insegnante di mettere in atto strategie che siano funzionali sia all'alunno stesso che all'andamento dell'intera classe.
Un alunno gifted stimolato nei suoi interessi, eviterà di vivere sensazioni di frustrazione, potrà coltivare le sue competenze ed eviterà di mettere in atto comportamenti distraenti. Non a caso gli alunni ad alto potenziale cognitivo rientrano tra i Bisogni Educativi Speciali, in quanto hanno bisogno di accortezze che rendano il loro percorso scolastico il più possibile proficuo e la didattica inclusiva è anche in questo caso uno strumento vincente.
Indichiamo ora alcune delle attività che possono essere utilizzate dagli insegnati e che possono risultare particolarmente utili anche in presenza di un alunno plusdotato.
La prima di queste è senza dubbio la classe capovolta, alla quale abbiamo dedicato un articolo apposito e che potete consultare, se non lo avete ancora fatto, per approfondire quella che viene considerata la modalità di elezione della didattica inclusiva.
Altra modalità didattica è “Dal più complesso” che ha come obiettivo quello di dare a tutti il tempo necessario per svolgere gli esercizi, iniziando dal proprio grado di competenza e aumentando gradualmente la difficoltà. Permette inoltre agli alunni plusdotati di svolgere direttamente l'esercizio al livello di difficoltà più elevato, evitando di svolgere esercizi troppo semplici.
In questo caso l'insegnante in base all'argomento trattato, definisce i punti più complessi, ovvero l'obiettivo più alto, costruendo poi dei blocchi di esercizi posizionando per prima il più complesso e procedendo poi con quelli di minor difficoltà. Gli alunni saranno invitati a leggere tutti gli esercizi e scegliere in autonomia il grado di difficoltà dal quale iniziare, salendo poi al blocco sempre più alto.
Abbiamo poi “le estensioni” che promuovono lo studio autonomo, il pensiero critico e spronano i ragazzi a progettare nuove attività, a fare confronti e ipotesi, permettendo inoltre agli alunni plusdotati di valorizzare le proprie aree di interesse.
In questa attività l'insegnante, sempre sulla base dell'argomento che di consueto viene trattato in classe, costruisce una mappa con diverse estensioni anche in collegamento ad altri ambiti disciplinari. Tale mappa può essere costruita anche dall'alunno stesso in base ai propri interessi personali e partendo quindi da un argomento comune avrà la possibilità di ampliare le proprie conoscenze spaziando in diversi ambiti.
Tale attività può essere svolta dall'alunno sia a casa, come approfondimento di interessi personali, sia in classe, qualora come spesso accade, dovesse terminare i compiti assegnati prima dei compagni.
Quest'ultimo punto porta a sottolineare l'importanza del destinare una parte dell'aula scolastica, se possibile, alle attività di approfondimento con dizionari, enciclopedie, libri che trattano diversi argomenti. Qui i ragazzi possono ampliare le proprie conoscenze in determinati ambiti e può risultare molto utile per i ragazzi plusdotati che avranno la possibilità di approfondire ulteriormente i propri interessi al termine delle attività didattiche. Spesso infatti, come anticipato, questi bambini si trovano a terminare in pochissimo tempo gli esercizi assegnati alla classe e questo può portarli ad annoiarsi e a mettere in atto atteggiamenti di disturbo nei confronti dei compagni.
Fare leva sui punti di forza di ogni alunno, non soffermandosi sulle difficoltà, significa permettere ad ognuno di sviluppare le proprie competenze, le proprie abilità sia a livello scolastico che prettamente personale.
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Bibliografia
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Bambini ad altissimo potenziale cognitivo, centro studi Erikson, Dottoressa Federica Mormando, pubblicazione 9-03-2011
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Strategie didattiche per bambini ad alto potenziale, Angela Beretta PhD, 10 settembre 2015
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Interventi e strategie per l’alto potenziale cognitivo, centro produttività veneto, Direttiva per la realizzazione di interventi a supporto dei bambini con buon potenziale cognitivo - Progetto 69/1/1/2261/2014
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